La Calatonia, come la tecnica Points & Positions dell’Analisi Funzionale, con cui condivide alcuni aspetti che tratteremo in seguito, appartiene a una serie di tecniche denominate di tocco leggero. Il termine deriva dal greco Khalaó e significa un tono allentato e rilassato, non solo a livello muscolare ma anche a diversi livelli dell’esperienza umana. Fu coniato da Pethö Sándor psicologo e medico Ungherese, sulla base della sua esperienza durante la seconda guerra mondiale. Come rifugiato dall’Ungheria, Sándor lavorava in un ospedale della croce rossa trattando casi post-operatori di amputazioni, sindromi da arto fantasma, crolli nervosi, depressioni e reazioni compulsive. Nel tentativo di utilizzare il training autogeno con questi pazienti, si rese conto che a causa della grave depressione e del trauma, la maggior parte dei pazienti non raggiungeva il livello necessario di concentrazione, o non voleva cooperare.
Sándor cominciò allora a sperimentare dei contatti gentili al collo, alla testa, ai piedi e alle mani, per alleviare il dolore e la sofferenza. Divenne evidente che il rilassamento muscolare, le reazioni vasomotorie e i cambiamenti dell’umore di portata inaspettata, potevano essere indotti attraverso il rapporto interpersonale e i tocchi gentili, accoppiati a leggeri cambiamenti nella posizione delle parti del corpo manipolate.
Sándor continuò ad applicare e approfondire il suo metodo dopo la guerra, proseguendo alla formulazione dei fondamenti del suo metodo dopo l’emigrazione in Brasile nel 1949.
Raggiungimento dell’integrazione
La Calatonia consiste in una sequenza di dieci contatti statici ai piedi o alle mani e alla testa, ognuno della durata di circa tre minuti, offerti come strumento terapeutico. In seguito, i pazienti riferiscono le loro sensazioni, sentimenti, emozioni e immagini, durante l’applicazione. Il resoconto viene accolto e riconosciuto dal terapista, ma non necessariamente interpretato, poiché l’interpretazione rischia di ridurre l’esperienza a una mera rappresentazione mentale della stessa. Si privilegia il ruolo dell’esperienza a quello della comprensione. Nel preparare i pazienti Sándor li istruiva a evitare interferenze e particolari aspettative, li invitava a respirare normalmente e lasciare che i pensieri vagassero liberamente, insegnando loro a rispettare i processi interni senza cercare di controllare i pensieri, una prospettiva molto diversa da quella applicata in molte tecniche di Mindfulness. La Calatonia “agevola l’accesso ad aree di sostegno transpersonale (come l’inconscio collettivo) e a quel centro di totalità della psiche, il Sé, che è più della somma delle sue componenti”.
La pratica della Calatonia nella stanza di consultazione afferma l’attitudine consapevole, di terapeuta e paziente, d’apertura al linguaggio del corpo – l’inconscio somatico – in cerca dell’integrazione. Il metodo permette un condizionamento psico-fisico che ripristina l’omeostasi attraverso l’autoregolazione e favorisce la riorganizzazione esistenziale.
Jung identificava l’autoregolazione a un meccanismo spontaneo che mantiene l’organismo equilibrato e funzionale, capiva che il corpo e la psiche costituivano un’unità e allo stesso tempo una dualità. Sándor ha basato il suo metodo sulla tensione tra la psiche e il fisico. L’esperienza multisensoriale favorita dal contatto induce stati di consapevolezza non ordinari, in cui la rigidità di coscienza del paziente trova la possibilità di rilasciarsi. Questo fornisce l’opportunità al meccanismo di autoregolazione di riavviarsi. In seguito all’applicazione del contatto leggero, alcuni pazienti sperimentano rilassamento e calma, altri una positiva attivazione, a seconda dei processi psicofisiologici messi in movimento. In ogni caso, i pazienti riferiscono spesso di uno stato meditativo, in cui coscienza, corpo e inconscio entrano in rapporto.
La Calatonia ha la facoltà di indurre stati alterati di coscienza che permettono l’emergere di contenuti inconsci. I simboli che emergono, in risposta agli stimoli tattili, sono rappresentazione di quel particolare momento della vita della persona, nello stesso modo in cui lo sono i sogni. Nel lavoro corporeo tali simboli sono vissuti e sperimentati come realtà fisiche nello stato di coscienza di veglia.
Principi Junghiani nel metodo
Sándor usa il punto di vista di Jung sul ruolo del corpo nella formazione dell’io, la sua funzione come organo della coscienza, le sue basi collettive, che permettono i fenomeni del transfert e del contro-transfert, così come la funzione del corpo nell’autoregolazione, psichizzazione e nei processi simbolici.
In qualità d’organo della coscienza il corpo è il mezzo d’integrazione nello spazio e nel tempo, esso possiede una dimensione sottile che intreccia conscio e inconscio – vive in entrambi e porta testimonianza dei processi consci e inconsci: “da qualche parte c’è un luogo in cui i due mondi si incontrano e diventano intrecciati. Quello è il posto in cui non si può dire se sia materia o ciò che chiamiamo psiche.
La pelle
I metodi di tocco leggero usano la sensibilità simultanea, svolgendo la duplice funzione di trasmettere e percepire diverse sensazioni (pressione, caldo, freddo, dolore) per creare esperienze multisensoriali.
La pelle è l’organo che regola le prime interazioni e relazioni, collegandosi così alle esperienze pre-verbali e non verbali e alla memoria implicita, cui non si può avere accesso con la sola terapia verbale. La pelle fornisce le prime esperienze di contenimento, utile allo sviluppo di un attaccamento sano nell’età adulta.
Attraverso il contatto, i bisogni infantili non soddisfatti incontrano risonanza emotiva in terapia, e l’impegno genuino del terapista viene reso concreto. Nella Calatonia il paziente non ha più bisogno di rimettere in atto una relazione intersoggettiva in cui il terapista svolge la funzione di una specie di organo metabolizzatore esterno per l’esperienza del paziente. Radicati nel loro proprio corpo, ora capace di autoregolazione, i pazienti hanno ora bisogno di un contesto relazionale con un altro che sia capace unicamente di comprenderli.
Articolo tratto da: The Body in Psychotherapy: Calatonia and Subtle Touch Techniques
(In: Mind, Body and Healing After Jung: A Space of Questions)
Anita J. Ribeiro-Blanchard, Leda Perillo Seixas, and Ana Maria Galrão Rios